L’Hospice è attivo: progetti e prospettive. La parola al Dottor Agostino Zambelli

Il Dottor Agostino Zambelli è dal 2005 responsabile dell’Hospice Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco. E oggi, a poche settimane dalla riapertura ufficiale della struttura, è possibile fare il punto della situazione su ciò che è stato e sulle attuali prospettive. 

Quasi due anni e mezzo di attesa. Ma lo scorso 13 giugno l’Hospice ha riaperto, e  c’è stato anche spazio per una piccola cerimonia. «Abbiamo smesso di accogliere i pazienti – racconta Zambelli – il 24 febbraio 2020.  La chiusura definitiva, con l’uscita dell’ultimo paziente, è datata 3 marzo di quell’anno, a seguire l’Hospice è divenuto un reparto Covid. Abbiamo riaperto a luglio e agosto 2020, pareva ci potesse essere una chance, ma poi abbiamo richiuso per due anni. La riapertura di questo giugno? Non ci speravamo più, anche perché gli infermieri precedentemente attivi sono stati destinati altrove. Siamo ripartiti solo grazie a un’intuizione della Primaria di Oncologia, che è la responsabile di tutte le cure palliative, la Dott.ssa Farina, la quale ha proposto di puntare sul personale di una cooperativa». L’accordo è stato siglato con la Fondazione Maddalena Grassi, che ha selezionato Infermieri e Oss adeguati a questo ruolo, «ci sono anche due infermiere in possesso del master in cure palliative. Oggi – sottolinea Zambelli – sono attivi sei Oss, altrettanti Infermieri e due Medici». Ancora sulla riapertura: «Nel giro di una settimana i dieci posti letto sono stati riempiti. Temevamo di essere stati dimenticati in questi due anni, invece la ripartenza è stata subito ben recepita. Abbiamo anche un’importante lista di attesa iniziata prima all’interno dell’ospedale, ma ora ci arrivano anche richieste dai vari servizi sociali di Milano e non solo». Un ruolo importante è quello dei volontari: «Hanno ripreso a frequentare l’hospice dopo circa due settimane. Tutti hanno terminato il corso, e hanno ripreso a coppie formate da un vecchio e un nuovo volontario, attualmente posso affermare che almeno due nuovi volontari sono stati considerati in grado di volare con le proprie ali, e quindi non hanno più bisogno di essere affiancati. Abbiamo ben venti volontari, un buon numero tenuto conto della chiusura». Esiste tuttavia una problematica, per nulla secondaria: «Ci manca un medico per coprire tutti i turni, un profilo difficilissimo da trovare a causa della carenza attuale. Dovremo aprire un bando, pur consapevoli di questa dinamica».

Nella foto, a partire da destra: il Dottor Agostino Zambelli, il Dottor Giuliano Rizzardini e i vertici della Fondazione Maddalena Grassi

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