Un recente articolo di Avvenire, firmato da Lucia Bellaspiga, pone l’accento su un problema legato all’applicazione delle cure palliative in Italia. Racconta la vicenda di una donna di 98 anni, ricoverata in un ospedale lombardo per scompenso cardiaco e infezione polmonare, a cui è stato negato l’accesso alle cure palliative perché “non in punto di morte”.
Il caso mette in luce come la legge 38/2010, che garantisce il diritto alle cure palliative, è spesso disattesa o persino sconosciuta a molti medici.
L’articolo sottolinea che le cure palliative non sono riservate solo alla fase terminale, ma devono essere attivate anche nei mesi o anni precedenti, per alleviare il dolore fisico e migliorare la qualità della vita di persone con malattie gravi.
La vicenda della 98enne dimostra come spesso le richieste dei familiari vengano ignorate, impedendo anche semplici accorgimenti, durante il ricovero, che potrebbero ridurre la sofferenza del paziente.
La riflessione finale riguarda il diritto a vivere con dignità la malattia e il fine vita: un tema su cui è fondamentale continuare a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, perché nessuno debba subire inutili sofferenze per mancanza di conoscenza o di strutture adeguate.