Agostino Zambelli va in pensione: 20 anni di cura, umanità e visione

Il primo agosto 2025 è una data simbolica per AHMIS e per tutto l’Hospice di Malattie Infettive dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano: il Dottor Agostino Zambelli, dopo vent’anni come Direttore dell’Hospice, va in pensione. Una figura insostituibile, che ha incarnato il cuore e lo spirito di un luogo speciale, dove la cura ha sempre voluto dire molto più che terapia.

Agostino ha accompagnato la nascita dell’Hospice nel 2005, aperto inizialmente per rispondere ai bisogni dei malati terminali affetti da AIDS. Nel tempo, il servizio si è allargato a tutti i malati cronici e terminali, diventando un punto di riferimento per l’approccio palliativo, umano e integrato alla fine della vita.

Nel 2008, un gruppo di amici e colleghi di Agostino ha dato vita ad AHMIS, con l’obiettivo di sostenere in ogni modo possibile l’attività dell’Hospice. Da quel momento, il legame tra l’associazione e la figura di Agostino Zambelli è diventato profondo e indissolubile.

Durante la festa organizzata per il suo pensionamento, nella sede dell’Hospice a Sesto San Giovanni, si sono ritrovate decine di professionisti, colleghi ed ex colleghi del Sacco, per celebrare il percorso condiviso e l’eredità umana di Agostino. Un momento informale e commosso, fatto di musica, sorrisi e ricordi – con tanto di concertino in stile messicano e una foto simbolica che lo ritrae, con sombrero in testa, accanto a un paziente: l’immagine perfetta per raccontare il rapporto profondo, autentico e leggero che ha sempre saputo instaurare con chi attraversava un momento difficile della propria vita.

Nel suo discorso di saluto, il Dottor Zambelli ha voluto ripercorrere la storia dell’Hospice, ricordandone le battaglie, le trasformazioni, le persone che lo hanno animato. Come dimenticare, ad esempio, il difficile periodo del Covid, quando l’Hospice fu trasformato per due anni in un reparto semi-intensivo, eppure continuò a essere un luogo di cura e umanità.

E poi, il suo motto, pronunciato ancora una volta col sorriso che lo contraddistingue:
“Siamo l’Hospice più sgarruppato d’Italia!”


Un’espressione affettuosa, che racchiude l’anima di un’équipe capace di lavorare con risorse limitate ma con una ricchezza interiore straordinaria.